|
Jacques DELILLE ! (1738-1813)
Caffè C'è un liquore, con un poeta più costoso, che Virgilio ha mancato, e che Voltaire adorava; Sei tu, caffè divino, il cui gentile liquore senza alterare la testa apre il cuore. Inoltre, quando il mio palato è offuscato dall'età, assaggio volentieri il tuo drink. Che adoro preparare il tuo prezioso nettare! Nessuno usurpa questa deliziosa cura in casa mia. Sulla stufa che brucia solo io che girando il tuo seme, All'oro del tuo colore fai riuscire l'ebano; Solo io contro la noce, che armo i suoi denti di ferro, faccio, schiacciandolo, grido il tuo frutto amaro, Incantato del tuo profumo, sono solo io che nell'onda infonde nella mia casa la tua polvere fertile; Che, a sua volta calmante, eccitante i tuoi brodi, Somma con occhio attento i tuoi vortici di luce. Infine, dal tuo liquore lentamente riposato, nel vaso fumante si deposita la feccia; la mia tazza, il tuo nettare, il miele americano, quello del succo delle canne espresso l'africano, tutto è pronto: dal Giappone lo smalto riceve le tue onde, e solo tu raccogli i tributi dei due mondi. Vieni dunque, nettare divino, vieni dunque, vieni quindi, ispirami. Tutto quello che voglio è un deserto, tu e il mio Antigone. Non appena ho sentito il tuo vapore fragrante, improvvisamente dal tuo clima il calore penetrante risveglia tutti i miei sensi; senza disturbo, senza caos, i miei pensieri più numerosi corrono con grandi onde. La mia idea era triste, arida, nuda; ride, ne esce riccamente vestita, e penso, dal genio che sperimenta il risveglio, Bevi in ogni goccia un raggio di sole.
|